Descrizione
L'attesa di un bimbo in una coppia comporta emozioni
straordinarie, difficilmente descrivibili. Ma cosa accadrebbe se la
gioiosa attesa dovesse tramutarsi in un susseguirsi di difficoltà?
Ne è venuta fuori una piacevole narrazione autobiografica,
ambientata, in buona parte, al di là delle Alpi, che vuole
testimoniare come nei momenti più bui della nostra vita esiste
sempre un barlume di speranza a cui aggrapparsi.
il miracolo e la storia di un bimbo."
Stralcio dell'opera
dal capitolo terzo
Entrammo in una minuscola stanza, disadorna, la cui finestra
affacciava sulla strada principale del paese. Una piccola scala
disimpegnava l'insieme dal piano di sopra dove, credo, la mistica vivesse; pochi oggetti ma molte immagini sacre,
disposte un po' dovunque, richiamavano la semplicità e la
spiritualità di quel luogo. Una donna di una certa età ci venne incontro.
Era Natuzza.
dal capitolo quarto
All'uscita del Sempione mi sembrò tutto diverso: le case, le stazioni, le persone. Perfino la campagna attorno mi parve diversa. Il clima aveva subìto un brusco cambiamento, e la pioggia cadeva incessante. Il treno correva sull'orlo delle montagne: si vedevano, giù nelle valli, minuscoli villaggi, avvolti dalla furia dell'acqua che, diradandosi, lasciava scorgere le casupole e le guglie dei campanili; il lago sommerso dal vapore delle nebbia che saliva lungo le gole; e poi, immense distese di pascoli e la neve che imbiancava le cime più alte dei monti.
dal capitolo sesto
Berna, di notte, era uno spettacolo
incantevole. La città sembrava avvolta da un velo di mistero e di
magia.
Camminavamo, mia moglie e io, lungo la stazione, con le pesanti
valigie, in cerca di una sistemazione per la notte. Eravamo un po’
stanchi. Le strade erano quasi deserte: di tanto in tanto si
intravedeva, nel buio, l’ombra di un passante che in preda all’alcol
si sorreggeva alla colonna di uno di quegli antichi palazzi. Era un
contrasto in tutta quell’armonia di colori e di luci.
Raggiungemmo in un baleno il primo albergo vicino alla stazione. Non
passò molto tempo che il sonno s’impadronì di noi.
Il sole del primo mattino ci svegliò d’un tratto. Corsi alla
finestra e scrutai il cielo: era di un azzurro intenso. Mi era parso
per un istante che quella città non conoscesse il sapore dell’estate.
Uscimmo a fare una breve passeggiata nelle vicinanze del centro
storico, soffermandoci davanti alle splendide vetrine e ad uno dei
tanti caratteristici mercati, i cui colori spezzavano con il
grigiore di quei palazzi. Poi, nel primo pomeriggio, il tram 9 ci
condusse dalla Bahnhofplatz in direzione della Schänzlistrasse.
Percorremmo le vie più belle di Berna: la Spitalgasse, la Marktgasse,
Kornhausplatz e, infine, la Kornhausbrücke. I monumenti, i negozi e
le imponenti facciate degli antichi edifici, sfilavano dinanzi a noi
in un carosello vertiginoso; l’Aare con il suo mormorio ci
accompagnava lungo il percorso. Man mano che attraversavamo la città,
contemplavo il pittoresco paesaggio: i quartieri medievali dai
balconi fioriti, le vecchie strade a portici colorate da numerose
splendide bandiere, la stupenda Cattedrale dall’inconfondibile stile
gotico, la Torre dell’orologio con il famoso carillon del 1530 e,
inoltre, il Palazzo del parlamento. Il sole di luglio li rendeva più
scintillanti. Il grande ponte sull’Aare ci regalò un’immagine
incantevole della città vecchia, nella quale cogliemmo una parte del
fascino segreto di Berna.
L’annuncio dell’autista, al microfono, mi fece sobbalzare:
– Viktoriaplatz!
– Eravamo arrivati, in soli pochi minuti, nei
pressi del Viktoria–Spital. In altra occasione avrei fatto
volentieri una passeggiata a piedi!
Scendemmo dal tram e cercammo in fretta una pensione per me, nei
dintorni (non era facile lontani dalla città vecchia), comoda e
piuttosto economica; dopo avrei accompagnato Lina in clinica.
Guardammo attorno e scorgemmo alla fine di una scalinata un’insegna:
“Pension”. Era proprio ciò che cercavamo.
Ci avvicinammo al grazioso portone laccato bianco, di stile inglese,
e leggemmo una scritta elegante:
“M a r t h a h a u s”
– Guten Morgen!
– esclamò la proprietaria del locale, venendoci
incontro.
– Was wünschen Sie?
– domandò in lingua tedesca.
– Siamo italiani...
– risposi alquanto impacciato.
Ella intuì il nostro disagio e ripeté con tono più gentile, in un
italiano piuttosto comprensibile:
– Cosa volete, signori?
– Ein Zimmer...
– pronunciai io, ostentando qualche parola in
tedesco. Mi ero premurato, in previsione del viaggio, di imparare
le frasi di uso più comune adatte ad ogni circostanza.
– Vorrei una
camera singola per me, per alcuni giorni,
– spiegai meglio.
La stessa ci mostrò una cameretta, al piano superiore, semplicemente
arredata e con un’ottima vista; in un angolo della stanza, vicino
alla finestra, vi era una piccola toilette. Il prezzo, comprensivo
della colazione del mattino, mi sembrò accessibile; per il pranzo e
la cena, avrei provveduto diversamente. Quel luogo sarebbe stato il
rifugio alle mie preoccupazioni, pensai. Mi avrebbe dato, inoltre,
l’opportunità di riposarmi. Annuii e, dopo aver lasciato il mio
bagaglio, proseguimmo per la Schänzlistrasse.
Dicono del volume...
Raccolta recensioni
Raccolta rassegna stampa
Natuzza annunciò mio figlio - Il Quotidiano della Calabria
Incontri con l'autore - Eventi sul volume - Varie
22 luglio 1999 - Apertura XXI Settimana Teatrale, Parco della Mondialità di Gallico. Conduttrice: Laura Sidari. Presentazione del volume e intervento dell'autore. Organizzazione: Associazione Culturale "Gruppo Teatro Libero Gallicese".
15 maggio 1999 - Targa di riconoscimento all'autore dalla Scuola Materna "Heidi" di Gallico. Intervento della direttrice Franchina Romano.
Ospite a Telespazio Calabria, Filo Diretto Quotidiano. Conduttore: Antonio Latella (in onda giugno 1999).