Descrizione
Denis Vinci, docente di antropologia, durante la sua permanenza in
Amazzonia, per motivi di studio, incontra una giovane indigena,
Atashì, con la quale intreccia una storia d’amore. Ma la ragazza è
promessa a un uomo della tribù...
L’autore si sofferma, in particolar modo, sui disagi che vedono
coinvolti gli indigeni di questa area geografica.
Esistono".
(A.J. Cronin)
Stralcio dell'opera
dal capitolo terzo
Dormii saporitamente, nonostante non avessi le
comodità che può offrire un hotel, anche il più economico. O forse
fu l’aria del Rio delle Amazzoni ad avermi fatto riposare bene!
Il professor Brogi fu il primo ad alzarsi ed era con Alvaro nel
piccolo spazio ricavato all’esterno dell’abitazione, a osservare il
fiume. La professoressa Gavernier, invece, era ancora chiusa nella
sua stanza.
Io mi ero alzato, per sistemare il necessario da portare con me.
Dopodiché andai a raggiungere il professor Brogi e Alvaro.
Il sole era sorto da poco nel cielo di Iquitos.
Merceditas, appena vide la professoressa Gavernier lasciare la sua
stanza per venire da noi, portò il caffè su un vassoio, che
prendemmo volentieri.
Poco dopo, ci addentravamo, guidati da Alvaro, nel cuore della
foresta amazzonica.
Avevamo indossato vestiti leggeri, a maniche lunghe per difenderci
dalle zanzare e dagli altri insetti del luogo.
Percorremmo il fiume, con un mezzo più grande messo a disposizione
dallo stesso Alvaro. Funzionava a motore. Una sorta di tettuccio ci
riparava dal sole. Dai lati completamente aperti della canoa, ne
potevamo seguire il percorso.
Il Rio delle Amazzoni attraversa buona parte della foresta pluviale,
dove si trovano diverse riserve.
Poi il fiume cominciò a restringersi e Alvaro rallentò il procedere
della canoa.
«Siamo vicini alla riserva di Pacaya Samiria!», disse, indicando
poco più avanti del corso d’acqua.
Stormi di uccelli di diverse specie volarono verso la nostra
direzione, poi ripiegarono verso la folta vegetazione di Pacaya
Samiria.
Udivamo, in lontananza, il tamtam degli abitanti dei villaggi.
«Dovremmo essere nel punto giusto, professor Brogi!», dissi.
«Credo proprio di sì!», disse lui.
Alvaro fermò la canoa in un’insenatura, dove erano messe insieme
alla rinfusa delle piroghe, scavate da un tronco d’albero. Quindi
scendemmo a terra.
La vista del luogo ci lasciò senza parole.
«È la più estesa del Perù! – disse Alvaro, riferendosi alla riserva.
– Credo che copra…».
«Due milioni di ettari e più…», interruppe la professoressa
Gavernier, dopo che ebbe verificato, sulla sua guida mini turistica,
la superficie di Pacaya Samiria.
dal capitolo quarto
Aveva fatto caldo tutta la notte. Mi svegliai
che albeggiava. Mi stropicciai gli occhi. Dalla finestra della mia
camera, si scorgeva vicino il fiume. Mi alzai e vidi Alvaro che
dormiva, seduto a terra, in un angolo, con la schiena appoggiata
contro il muro del lodge. Aveva il cappello abbassato sulla fronte.
Anche Il professor Brogi e la professoressa Gavernier dormivano
ancora.
Mi vestii e andai a prendere un po’ di aria fresca, lungo la riva.
La nostra canoa era assicurata all’insenatura, accanto alle piroghe
che avevo visto ammassate all’arrivo. Fui tentato di prenderne una,
per fare un breve giro attorno al fiume. Salii su una di esse.
Contemporaneamente, afferrai la pagaia e remai verso il largo,
seguendo la corrente.
Dopo un po’, Pacaya Samiria parve un puntino lontano.
Mi accostai alla riva e scesi dalla canoa.
Poco distante, una giovane indigena stava bagnandosi le braccia con
l’acqua del fiume.
Aveva dei lunghi capelli neri uguali agli occhi e dei piccoli
tatuaggi sul viso. Portava al polso un cinturino di cuoio.
Immaginai che appartenesse a una tribù, dimorante in quel luogo.
La sua bellezza mi pervase a tal punto che tornai a guardarla.
Appena lei mi vide, smise di bagnarsi e corse a nascondersi tra i
cespugli, lontano dalla riva.
«Ehi, aspetti! – le urlai, dopo aver lasciato la canoa per
raggiungerla. – Non le voglio fare del male!».
Poi si inoltrò nella foresta.
“Perché tanta paura?”, mi domandai.
dal capitolo quattordicesimo
Appena scesi dalla canoa, uno di quegli
indigeni mi bendò gli occhi, mentre l’altro mi legò le mani; il
terzo mi spinse lungo la riva.
Avvertii il suono delle foglie, che urtavamo passando.
«Cosa volete da me?», urlai.
Nessuno dei tre rispose.
«Volete del denaro?», dissi, per acquietarli.
«¡Caminar!», fece uno di loro.
Mi resi conto che qualunque cosa avessi detto sarebbe stato inutile.
Le grida delle scimmie mi fecero immaginare che stavamo
attraversando la foresta.
Di tanto in tanto, udivo i tre parlare fra loro, in un linguaggio a
me incomprensibile.
Mi domandai cosa stessero dicendo.
Poi udii altre voci. Compresi che eravamo giunti nel loro
accampamento.
Lì uno mi tolse la benda, lasciandomi le mani legate dietro la
schiena.
Rimasi sbigottito quando nel riaprire gli occhi, vidi dinanzi il
padre di Atashì, seduto accanto ai suoi fedeli che mi guardava
inferocito.
“Non poteva avermi fatto questo!”, mi dicevo, riferendomi ad Atashì.
Costui ordinò che fossi condotto nella cella, in attesa delle
decisioni che avrebbero preso nei miei confronti.
Non mi dissero di cosa venissi accusato.
Dicono del volume...
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Riconoscimenti e premi letterari
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Incontri con l'autore - Eventi sul volume - Vari
- 16 luglio 2022 - Fattoria Urbana, Catona. Presentazione ufficiale del volume. Relatore: dott. Antonino Santisi, presidente dell'Associazione culturale "Il salotto dei poeti". Lettura dei brani a cura di Antonella Martino. Organizzazione: Associazione Culturale Il salotto dei poeti “La rosa del pozzo”.